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CA’ MACANA - Maschere di carnevale veneziane 100% originali
FATTO A MANO A VENEZIA DAL 1984
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La Bautta, regina delle maschere veneziane

Tra le numerose maschere di carnevale di Venezia che produciamo nel nostro laboratorio artigianale, trovi anche la Bautta, la regina delle maschere veneziane. Tutti sanno che in laguna le maschere sono tipiche e si pensa che questo dipenda dalla storica tradizione carnevalesca della Serenissima Repubblica. In realtà, tutte le maschere, e la Bautta specialmente, hanno una storia molto più complessa ed affascinante. 

Fino al 1797, anno della caduta della Repubblica, le maschere si portavano nella vita quotidiana, ben oltre il periodo di carnevale. La legge stabiliva che si poteva andare mascherati in Bautta per circa 6 mesi all’anno. I viaggiatori stranieri pensavano che Venezia avesse un carnevale infinito e nei loro scritti parlavano di una città “piena di fantasmi”.

 La ragione dietro questo uso esteso delle maschere veneziane è molto semplice: mantenere l’anonimato e garantire la libertà personale. Uno stratagemma che rendeva Venezia un luogo davvero unico al mondo, ammantato da un'atmosfera di mistero che si viveva nel quotidiano. Immagina, ad esempio, crocchi di uomini e donne in Bautta che dialogano amabilmente in Piazza S. Marco. Una coppia mascherata si avvia verso il caffè Florian per una cioccolata... non saprai mai chi sono, non potrai raccontare nessun pettegolezzo! Pensa entrare di notte al famoso “Ridotto”, l’elegante casinò dei secoli passati. Attorno ai tavoli da gioco, illuminati dalla luce delle candele, stanno solo persone in Bautta. Nessuno deve sapere se il rampollo di una nobile famiglia è ormai rovinato o se un mercante ha vinto una fortuna. Nessuno scandalo, nessuna invidia: la pace della Serenissima Repubblica non deve essere turbata!

Origine e uso della Bautta

La bautta ha un’origine misteriosa, ma sappiamo di sicuro che, al pari di altre maschere di Venezia come il Mattaccino e la Gnaga, è molto antica: il primo documento che cita la Bautta risale addirittura al XIII secolo! Era inclusa nella lista della dote di una sposa, a indicare che doveva essere in uso già da molto prima.

Nei secoli, la Bautta divenne parte fondamentale dello stile di vita a Venezia, una vita molto libera in fatto di costumi.

Indossandola, nobili e popolani erano sollevati dalle costrizioni di ceto e dagli obblighi della morale pubblica. Il gioco d’azzardo e il vizio potevano essere praticati con relativa liberà, poiché la maschera salvava il pubblico decoro, mantenendo anonimi in mezzo alla folla.

 

 

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La Bautta era parte della vita quotidiana del veneziano antico perché era consentito portarla ben oltre il periodo di carnevale, il quale giá di per sé, durava piuttosto a lungo rispetto a oggi. Cominciava già il 26 dicembre per concludersi addirittura due o tre mesi più tardi, con il Martedì Grasso (quaranta giorni prima della Pasqua). Per legge, era consentito vestire in Bautta durante l’autunno, dal 5 ottobre al 16 dicembre, durante le maggiori festività civili, come la festa della Sensa (il rituale sposalizio tra Venezia e il Mare) e per festeggiare le elezioni dei dogi e delle altre cariche più importanti del governo della Repubblica. La legge proibiva invece di portare la Bautta durante la Quaresima e altre feste religiose, ma sappiamo altresì dai resoconti di viaggiatori e commentatori del costume veneziano che spesso si tendeva a derogare e indulgere a tali divieti. Numerosissimi richiami all’ordine dei legislatori, seguiti poi da emendamenti alle restrizioni, sono testimonianza della tendenza dei veneziani a vestire in Bautta appena possibile e anche di più. I cittadini della Repubblica erano così abituati portare la Bautta che la chiamavano addirittura “abito d’uso”, cioè usuale, comune.
Questo uso quotidiano rendeva certamente la Bautta la regina delle maschere veneziane e la distingueva dalle maschere e costumi del carnevale di Venezia. Queste erano indossate invece solo nel periodo della festa e servivano a interpretare un carattere specifico (come il matto, il Turco, etc.), di solito satirico, grottesco o apotropaico (il Medico della Peste ne era un esempio). Al contrario, la Bautta divenne qualcosa di simile a un “costume nazionale”, nonché una sorta di un’uniforme dell’aristocrazia.  Durante le maggiori celebrazioni della vita politica dello Stato, alla presenza del Serenissimo Doge, i patrizi coprivano gli eleganti e ricchissimi abiti del tempo con la Bautta. Questo rispecchiava anche la formale uguaglianza e coesione tra individui e famiglie all’interno della classe patrizia, specialmente in presenza di dignitari stranieri. Una pretesa armonia che era parte integrante dell’ideologia di Stato della Serenissima Repubblica di Venezia.

La Bautta costituisce davvero un caso unico nella storia: la maschera esce dalla festa o dal rituale ed entra nella vita quotidiana di una società, anche ai livelli più alti della scala sociale! In alcune circostanze, la Bautta era addirittura obbligatoria per legge. Se vuoi approfondire questo argomento, ti invitiamo partecipare a uno dei nostri workshop di decorazione di una maschera veneziana o anche ad acquistare il nostro libro “Maschere a Venezia” sullo shop online.
 
Caratteristiche della Bautta



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Tra le caratteristiche della Bautta ci sono dei dettagli che storicamente fanno parte di questo costume:
  • la bautta vera e propria, cioè un cappuccio nero di seta, arricchito da pizzi e merletti.
  • la maschera bianca chiamata Volto.
  • un cappello, diverso secondo i secoli e le mode.
  La bautta, da cui tutto il costume prende il nome, copre la testa e scende sulle spalle fino ai gomiti ed è formato da due parti. Quella superiore rende irriconoscibili, nascondendo ogni possibile dettaglio della testa e dell’abbigliamento. Il foro ovale incornicia il viso, nascondendo anche il mento. La parte inferiore serve a rendere il costume più ricco, facendo bella mostra delle proprie sostanze. Chi poteva permetterselo, usava pizzo o merletto di seta che costava una vera fortuna. Il colore della bautta è sempre rigorosamente nero.
Il resto del viso è nascosto dalla maschera, detta “Volto”. In effetti, si tratta della stilizzazione di un volto umano, ma con la parte sottostante il naso molto sporgente, per permettere di parlare, mangiare e bere senza mai togliersi la maschera. Questa non ha lacci e si porta incastrata tra il cappello e la fronte, così da rimanere come sospesa e non premere contro il viso. In questo modo, è possibile portare la maschera per ore senza alcun fastidio. Il materiale con cui era fatta la maschera era la cartapesta, eventualmente rinforzata con garza e gesso. Questo garantiva la leggerezza e quindi la comodità nel portarla, ma rendeva queste maschere non durevoli. Ad oggi, si conoscono solo due volti originali del XVIII secolo arrivati sino a noi, conservati al Metropolitan Museum of Art di New York.  
  Il cappello cambia in accordo con la moda del tempo, ma spesso nelle raffigurazioni del Seicento e Settecento troviamo il tricorno. Portando la maschera, Il tricorno è molto comodo: se si desiderava togliere il volto un momento, lo si può incastrare nelle falde del tricorno fino al momento di indossarlo nuovamente. Questo uso è testimoniato da numerosissime rappresentazione del tempo.
 
Se anche tu vuoi provare l’esperienza di indossare un’autentica Bautta veneziana, puoi venire presso il nostro negozio, nel cuore del centro storico di Venezia.
 
La Bautta come costume del carnevale veneziano 
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La Bautta è oggi un simbolo e spicca tra i costumi di carnevale di Venezia. La si trova dappertutto, dalle bancarelle di Piazza San Marco ai negozi di souvenir, anche in plastica a pochi centesimi. Noi di Ca’ Macana produciamo le nostre maschere esclusivamente in cartapesta fatte mano e secondo la tecnica originale, riproducendo le forme autentiche dei quadri antichi. Dai un’occhiata al nostro negozio online per vedere la nostra produzione di maschere di carnevale di Venezia per renderti conto di cosa stiamo parlando.
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